Non sappiamo dopo quanto tempo un’attività lavorativa eseguita artigianalmente può essere definita “tradizionale”. Oggi si cerca di normare, per difenderlo, il lavoro di artigianato artistico. Che diventa, giorno dopo giorno, purtroppo, sempre più di nicchia. Quando, quasi cinquant’anni fa, iniziammo a lavorare la lastra di rame, dopo un lungo e affascinante apprendistato presso un avviato laboratorio in provincia di Fermo, e a realizzare sbalzi, ceselli, incisioni e smalti, non sapevamo se saremmo riusciti, nel tempo, ad affermarci e dare vita ad una vera e propria nuova tradizione in Sardegna. Al di là delle problematiche di marchio o non marchio di qualità, ci fa piacere che ci sia ancora chi viene nel nostro laboratorio e ci commissionato lavori originali che portano nel mondo il nostro marchio.
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Nelle giornate 13 e 14 Maggio 2023 abbiamo aderito a “Monumenti Aperti”. Questo video è stato girato nel nostro laboratorio del rame e nel nostro giardino.
Per festeggiare i cinquant’anni della Comunità, a tiratura limitata, abbiamo pensato di “costruire” un libro che ripercorresse a grandi linee il lungo cammino che abbiamo fatto finora, a partire da quel lontano 24 giugno 1972. Non un’opera ponderosa ma una sorta di diario: foto, documenti, volantini, testimonianze. In qualche mese, immergendoci nei materiali conservati e frugando nei ricordi non solo nostri ma anche di amici fedeli, come bravi scolaretti, siamo riusciti a mettere insieme un prodotto che ha il solo scopo di riunire idealmente il maggior numero di persone che ha vissuto in Comunità o che ha contribuito alla sua radicazione. In una fresca serata di luglio, con l’attenzione che il Covid richiedeva, ci siamo ritrovati nel nostro giardino a fare festa. Diciamo pure soltanto con i più intimi, ma col pensiero rivolto ai tanti che avrebbero voluto essere con noi, per ribadire la volontà di continuare in questa nostra esperienza che si fa sempre ardua per le mutate condizioni della nostra società e, per non farci mancare nulla, con una guerra alle porte che ha tanto il sapore di un conflitto “mondiale” finalizzato a creare un diverso ordine geo-politico. Ma non è questo il momento di imbarcarci in
riflessioni troppo impegnative. Ci limitiamo a ripetere l’augurio che ci è stato rivolto in questi giorni:
Auguri per il cinquantennio, Comunità di Sestu.
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Paolo ci ha lasciato.
Nel nostro libro del cinquantennio il suo rap e alcune foto dicono quanto sia stato importante il suo ruolo in Comunità. Abbiamo affidato a Franca il compito di ricordarlo.
“Le lacrime scivolano lungo il mio viso senza sosta. E’ troppo il dolore! Ti ho conosciuto che eri un ragazzo di quattordici anni, avevi tanta voglia di donare agli altri le tue energie ritagliando il tempo tra scuola e comunità.
In questa grande casa che abbiamo costruito tutto parla di te, soprattutto si sente quel profumo di bontà, il brio e la gioia, la simpatia e la gran voglia che avevi di vivere.
Sei partito per un lungo viaggio , le tue braccia così grandi non mi abbracceranno più, ma in me rimarrà il bene, il rispetto, la dedizione che avevi ogni qualvolta si stava assieme.
Tre anni di grande sofferenza, tua in particolare, di Mena, mia, nostra. Giorno dopo giorno l’urlo mai ascoltato per la tua guarigione. Ora siamo sconfitti, piegati dal dispiacere, siamo soli con la pena nel cuore. Ci sentiamo di ringraziarti per i gesti, i sorrisi, i tanti ricordi, il bene. Un bene colmo di profonda intelligenza. Hai donato alla nostra scelta di vita una continua tenerezza e molto spesso una commovente interpretazione di un sogno realizzato insieme. Spesso nei nostri pranzi eri l’artefice, il promotore, colui che ci faceva assaggiare continue novità. Con te e con Mena continueremo a vivere con quell’amore che non finirà mai. Buon viaggio Paolo”.
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Cappa in rame interamente cesellata e con un rilievo sulla
facciata raffigurante un issohadore, che verrà sistemata sopra
un barbecue. Questo lavoro è stato realizzato, per le sue non
comuni dimensioni, dopo una lunga preparazione e dopo una
serie di aggiustamenti tecnici e di soluzioni trovate in corso di
realizzazione.
Scherzando, ci piacerebbe ricordarlo come il lavoro dell’anno
2020, anno pandemico. A tutt’oggi non possiamo sapere per
quanto tempo ancora il COVID ( o le sue varianti, o Altro che
verrà ) rimarrà tra noi. Nel frattempo ricordiamoci che l’Uomo
non è il padrone del pianeta che lo ospita e deve iniziare a porre
rimedio ai danni ambientali che ha provocato negli ultimi secoli.
Sulla questione dei vaccini ci auguriamo che vengano
considerati un “bene comune” e non una merce da vendere al
miglior offerente. I governi mondiali dei paesi del G8
dovrebbero impedire la speculazione economica sulla pelle,
come sempre, dei più poveri e stabilire regole comuni per la
vaccinazione gratuita dell’umanità intera.
La Comunità di Sestu
Nata nel giugno del 1972, è una sorta di famiglia allargata che realizza un modello di convivenza ispirato alla cosidetta semplicità volontaria. Il gruppo si autofinanzia con varie attività, tra cui la storica lavorazione artistica del rame , la corniceria e la più recente legatoria, e gode di piena autonomia organizzativa e operativa al fine di raggiungere forme di economia a basso consumo e ad elevata qualità relazionale. Con la comunione dei beni e la valorizzazione delle potenzialità di ciascuno, si cerca anche di dare risposte a situazioni di disagio e di emarginazione, evitando di cadere ne rapporto compassionevole. Molto importante è la partecipazione alle dinamiche sociali del territorio per favorire una cittadinanza attiva.
La Cooperativa Sociale “Comunità di Sestu”
La Cooperativa Comunità di Sestu opera nel campo della lavorazione artistica del rame. Nel primo decennio, molto dedicato alla formazione e al miglioramento tecnico-formale, sono state utilizzate le tecniche dello sbalzo, del cesello, dell’incisione e dello smalto a fuoco eseguite movendo dai modi classici, che non avevano una propria tradizione o caratterizzazione locale in Sardegna. Si trattava di procedimenti attraverso i quali il rame, materia prima utilizzata in lastre di vario spessore, mediante diversi passaggi tutti interamente manuali, veniva trasformato fino a presentare una immagine.
La necessità di aderenza a tematiche sarde ha inevitabilmente portato anche a una ricerca di soluzioni formali, tecniche e stilistiche che rendessero caratteristica e riconoscibile la produzione della Cooperativa. I soggetti, pienamente originali in quanto studiati, scelti e sperimentati autonomamente dalla Cooperativa, erano profondamente immersi nella tradizione locale, alla quale attingevano nei diversi contesti della vita agro-pastorale, domestica, sociale e religiosa. L’esplicito riferimento alla tradizione non era giustificato da un rivolgimento al passato e tantomeno alla nostalgia o al fascino dell’inattualità, ma alla scelta di fare memoria, cioè di rendere presenti situazioni, momenti e valori culturalmente così determinati a confronto e verifica dei modelli presenti e futuri; e se qua e là vi era qualche sfumatura provocatoria, significava che tali modelli stavano forse schiacciando, e non sviluppando, la storia. La Cooperativa, già dagli inizi, ha rifiutato il folklorismo nei temi e soggetti rappresentati e ha badato a non cadere in una aneddottica ingenua, ma ha cercato di presentare un mondo anche sofferto con uno stile di sobria espressività moderna eppure autenticamente sardo.
In seguito la presenza di un grande maestro fiammingo ha ancor di più caratterizzato la tecnica dello sbalzo, inserendo ceselli particolari (una sorta di scalpelli di varia forma e grandezza) e una lavorazione senza pece e insegnando tutta una serie di “astuzie” per apprendere una esecuzione che noi abbiamo chiamata sbalzo-cesello. In tal modo si è ottenuta la cosiddetta lavorazione su due facce che permette di ottenere effetti materici particolarmente plastici. A distanza di molti anni il lavoro del rame rimane senza dubbio quello a maggior valenza “artistica”, ma è stato necessario tornare in “bottega”, cioè lavorare solo su ordinazione attingendo ad un catalogo assai vasto, frutto del lavoro trentennale di un valente “bozzettista”. E questo anche per evitare una commercializzazione stracciona. Anche lo smalto presenta aspetti di originalità e creatività, pur essendoci maggiori difficoltà per il reperimento delle materie prime che non contengano piombo. La crisi del settore dell’artigianato artistico interamente manuale (il rame non è materiale prezioso, anche se oggi è assai costoso) ha portato la Cooperativa a specializzarsi in altri campi, soprattutto in quello della corniceria (in precedenza marginale) e in quello della lavorazione artigianale di componenti di paraffina per conto di una importante azienda dell’area industriale di Cagliari. In tal modo si è potuto mantenere una piena autonomia organizzativa e spaziare in settori completamente diversi. Considerando che la Cooperativa è lo strumento giuridico-economico di cui si avvale una convivenza di una decina di persone, alcune anche problematiche, il lavoro, completamente autogestito (in funzione del mantenimento del gruppo), permette a chi è in grado di cimentarsi anche in campi completamente diversi da quelli del lavoro “produttivo” di avere anche il tempo di dedicarsi anche ad altro: musica, animazione culturale, giornalismo, teatro amatoriale, informatica,ecc.